domenica 19 agosto 2007

Integrazione con il modello elvetico

Il recente congresso di Lugano ,organizzato dall' Associazione Amici di mons.Corecco e dall' Unione giuridica cattolici italiani ha sviluppato il tema " Migrazioni e pluralismo religioso "con la partecipazione di insigni relatori svizzeri ed italiani.Sono stati affrontati problemi molto importanti riguardanti la politica degli stranieri in Europa,dagli interrogativi di natura filosofica e teologica ai problemi della povertà e della disuguaglianza, dalla tolleranza alla globalizzazione , alle diverse esperienze di integrazione attuate in quest' ultimo decennio nei Paesi europei.
Attualmente in Svizzera la popolazione straniera raggiunge un milione e 500mila di persone,pari a circa il 22% ; nel 2000 gli stranieri erano un milione e419mila,pari al 19,7o%.
Il modello elvetico
Tra tutti gli interventi e le successive discussioni tra gli esperti del settore,a Lugano si è avuto conferma del fatto che le migrazioni ,in Svizzera e in tutta Europa, non sono da considerarsi un fenomenlo transitorio ,ma costituiscono ormai un dato di fatto con cui le società occidentali ,industralizzate e ricche,dovranno continuare a tener conto e su cui confrontarsi,nella ricedrca di soluzioni integratrive efficaci e possibilmente concertate tra i Paesi interessati ai fenomeni migratori. In questo ambito ,nonostante alcune lievi modifiche da apportare,la politica svizzera di intehrazione è stata indicata a modello ,considerato che la Confederazione ha saputo garantire la convivenza pacifica della popolazione con le varie componenti straniere,anche nel settore religioso.(grande è il numero delle religioni presenti in tutti i Cantoni).Così,grazie alla struttura federalista che lascia ai Cantoni la gestione delle iniziative e dei progetti,l' integrazione ha potuto svilupparsi nel territorio della Confederazione,evitando episodi e conflittualità spesso emerse in altri Paesi vicini,come per esempio, la Germania,la Francia e l'Inghilterra.
Alla popolazione straniera i poteri amministrativi locali hanno dedicato una serie di interventi che,superando l'ottica degli enti assistenziali privati,sono stati assunti con carattere di priorità in modo istituzionale dalla Commissione federale per gli stranieri ( E.K.A. - Eidgenòssische Konsulative Auslànderkommission ) di Berna.
Così dall' inizio del 2000 la Confederazione ha stanziato fondi specifici ( a partire da 10 milioni di franchi all' anno- e in progressione ogni anno ) per favorire in diversi settori l 'integrazione degli stranieri in Svizzera,affidando ai singoli Cantoni l'attuazione diretta delle iniziative scelte. I Cantoni si sono dimostrati molto responsabili e sensibili verso le diverse situazioni locali ed hanno saputo programmare e realizzare gli interventi .
Naturalmente è chiaro che il Consiglio federale non può attuare una politica dell 'integrazione senza considerare le opinioni popolari provenienti o prevalenti nei Cantoni e le conseguenti situazioni ed atteggiamenti nei confronti dell' integrazione. In relazione a ciò nei prossimi mesi verranno presentate in Svizzera, ad opera degli organismi federali competenti, importanti iniziative politiche ed in particolare: nuova legge sugli stranieri, legge sulle naturalizzazioni, nuovo dispositivo sul diritto d' asilo. Si tratta di scadenze importanti ed improrogabili per la società svizzera che, di fronte all' arrivo di nuovi gruppi etnici, intende operare in .linea di continuità sul tema dell'integrazione degli stranieri per mantenere anche nel futuro la convivenza pacifica finora raggiunta. viga

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